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GLI ANNI SPEZZATI
(GALLIPOLI)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 dicembre 1982
 
di Peter Weir, con Mel Gibson, Mark Lee (Stati Uniti, 1981)
 
GALLIPOLI è un episodio della guerra 14-18, combattuta fra gli Inglesi e i Turchi, alleati dei tedeschi. Una carneficina insensata di una truppa di volontari australiani, che gli Inglesi sacrificarono più o meno deliberatamente per poter sbarcare inosservati in un altro punto della costa africana. Ma il film di Peter Weir, uno degli esponenti più in vista del dinamico cinema australiano, autore alcuni anni fa di un ispiratissimo momento di cinema fantastico (PICNIC AT HANGING ROCK) non si limita a parlarci di un fatto di guerra. O, meglio, ce ne parla, ma a modo suo: per di più di tre quarti della sua durata GALLIPOLI ci mostra gli antecedenti della battaglia. Due giovani contadini australiani, due corridori podisti, che nello sforzo fisico dapprima, e nell'idealismo patriottico dopo, cercano non tanto l'avventura, quanto l'evasione impossibile da un condizione umana fatta di costrizioni e di frustrazioni. Permeato di una sua ancora incontaminata libertà, attento ad inserire le sue storie ed i suoi personaggi nella natura e nella società, ricco di attori talvolta grezzi ma certamente istintivi, il cinema australiano veicola a meraviglia quella freschezza, quella limpidezza (la medesima che ritroviamo nel bellissimo sguardo del protagonista Mark Lee) che sono essenziali in una storia di gioventù, di idealismo, di speranza.

Tutto il film gioca su questi sentimenti: da una parte l'onesta disponibilità dei giovani, i loro giochi, la loro fede, l'incontro con la terra africana che la Panavision di Weir abbraccia con notevole efficacia. E dall'altra l'impatto brusco con la guerra. Che appare dapprima come un ennesimo gioco, un fuoco d'artificio visto dal mare, pieno di colori e di un suo fascino ambiguo. Ma che presto si rivela per quello che è, l'inganno terribile, il perpetrarsi dell'ingiustizia fra gli uomini in nome di principi fasulli e interessi volgari, l'assurdo più tragico.

GALLIPOLI, come i suoi eroi, gioca la carta dell'onestà e della semplicità: questo basta perché il film guadagni la nostra stima. Ma certo, negli anni di grazia che corriamo, il messaggio di Weir arriva per sentieri più volte percorsi; e arrischia di passar inosservato.


   Il film in Internet (Google)

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